di Fabrizio Calia

L’ estate vissuta in campagna può tenderci qualche tranello, soprattutto se la bella stagione arriva un po’ a tradimento come in questo pazzo 2018…Dopo la nevicata di fine febbraio, non è stato semplice incontrare una settimana di tempo stabile, nel senso di quel giusto equilibrio fra sole e pioggia .

Se infatti vi capita di fare qualche domanda ad un agricoltore doc, vi sentirete rispondere un po’ di tutto, a proposito del clima ideale per un buon raccolto.Ognuno fornirà una ricetta, ma quella giusta , adatta per tutti , in realtà non esiste. E allora, a metà strada fra proverbi e luoghi comuni, ecco che la primavera cede il passo all’estate senza certo bussare educatamente alla porta. Prima che il sole inizi a picchiare duro, bisogna preparare il terreno sperando di poter sfruttare il tempo fra uno scroscio di pioggia e un altro.Fondamentale, allora, il contributo della motozappa per dissodare i filari destinati ad ospitare cipolle, zucchine, insalata e pomodori.

Ma gli sforzi di Gianna sarebbero vani, se non venisse messo in piedi un fitto reticolo di canne e bastoni, destinato a sostenere i rami delle piantine. La loro crescita, soprattutto nel caso dei pomodori, è lenta sino all’esplodere del solleone, per poi diventare rapidissima a partire da giugno. Con i primi caldi, proprio quando a complicare le sue giornate arriva la velocissima crescita del prato (da tenere basso grazie all’uso settimanale della falciatrice a motore ) , le piante hanno un gran bisogno di piccole ma costanti attenzioni .

Le ramificazioni delle piante di pomodoro vanno tenute sotto controllo e “guidate” in modo da proiettarle verso l’alto, in quella rincorsa verso il sole che ne aiuta in modo decisivo la crescita. Quest’anno, a sorpresa, molti succosi frutti rossi hanno fatto capolino partendo dalla parte più bassa della pianta, quasi a volersi coprire dalla luce più violenta. Il risultato è stato un raccolto abbondante, sia per i “cuori di bue” sia per i “San Marzano”. A far loro da corona, ecco le cipolle bianche, così lontane dal preconcetto di “ortaggio lacrimogeno” che siamo abituati a vedere .Quelle biologiche, infatti, hanno dolcezza e sapore ben diverso da ciò che vediamo negli scaffali del supermercato…Altra “fake news” da sfatare, quella relativa alla scarsa digeribilità dei peperoni, siano essi verdi oppure rossi. Con quelli davvero biologici, il dopopranzo non sarà mai un calvario ma un piacere.

Sul delicato “fronte” di zucchine, cocomeri e meloni c’è poi la necessità di una diversa…architettura dei filari.C’è bisogno di lasciare uno spazio molto maggiore tra le corsie, vista la tendenza delle piante a spandersi sia in lunghezza sia in larghezza.

Di acqua, poi, ne occorre tantissima, ma senza esagerare: il sapore rischierebbe di venirne penalizzato. Altro fattore-chiave, la scelta del momento per staccare il frutto o l’ortaggio dalla pianta. La zucchina, ad esempio, va colta quando non ha ancora raggiunto il diametro massimo, quando cioè al suo interno cominciano a formarsi i semi. Semi ottimi se vogliamo trasformarli in bruscolini, ma non se sulla nostra tavola vogliamo servire zucchine grigliate oppure una saporita macedonia estiva.

E così, grazie al melone, siamo passati dalla verdura alla frutta … e la profumatissima sfera arancione, “cugina” della zucchina, procede via terra, il resto del menu viaggia ad alta quota, sui rami degli alberi. Alberi che hanno una lunga storia, che – grazie al sapere antico di Rubino, il papà di Gianna – risale agli anni Settanta. Fichi, susini, melograni, peschi, ciliegi, nespoli, peri e meli hanno tanto da raccontare. Ogni estate, dopo i lavori di potatura effettuati in autunno, gli alberi riguadagnano il terreno perduto nella brutta stagione e si popolano di frutti colorati .

Il mese più impegnativo è quello di luglio, quando nel giro di pochi giorni c’è sempre qualcosa da raccogliere da ogni singola pianta. Tutto lavoro che giorno dopo giorno…cambia pelle, con i frutti – dalle susine alle marasche, presenti nel cesto – che si trasformano in marmellata per poi diventare una fragrante crostata.In alcuni casi, come quello delle coloratissime piante di lavanda, in piena fioritura fra giugno e luglio, un gran lavoro lo svolgono le api, che succhiano il nettare direttamente dai rami . Un’operazione che noi umani, neanche distrattamente, dobbiamo interrompere, non foss’altro per evitare di dover ricorrere alla valigetta del pronto soccorso…

Certo, il lavoro nei campi sotto il sole dell’estate piena non è il massimo del comfort, ma la qualità ed il sapore sono un grande premio dopo tanta fatica. Tutto questo, è ovvio, in attesa che scenda…in pista sua maestà la vigna. Nei primi mesi dell’estate, grappoli e tralci stanno , diciamo così, scaldando i muscoli in vista della vendemmia. Gli acini si sono già formati e sopra di loro crescono e si sviluppano le ramificazioni, anche in questo caso terribilmente veloci nel battere sul tempo i loro “rivali”: forbici da potatura e lacci .

Contro la loro esuberanza, Gianna può soltanto munirsi di un cappello di paglia, di una borraccia d’acqua fresca e…tanto olio di gomito !