LA NEVE NELL’ORTO DI GIANNA

La neve a Roma è magica e mette noi romani in uno stato di euforia . Il pezzo che state per leggere è di Fabrizio Calia, Caposervizio Redazione Sportiva La 7

Vi vorrei descrivere Fabrizio con le parole di un altro grande personaggio del mondo delle due ruote – Giovanni Di Pillo – che parla di lui così:”E’ il mio collega preferito ! Uno storico, inarrivabile, giornalista pacato e arguto e mostruosamente competente. Bravissimo, mai stressato o insofferente nonostante lavorasse in dirette lunghissime con un telecronista schizzato!”.

Io l’ho conosciuto e apprezzato mentre osservavo i suoi agguati ai piloti –sempre  a passo felpato, quasi felino – in pit lane. Ho sempre ammirato la sua voce calma che rassicurava anche i piloti più tesi.

 

 

 

 

 

Noi siamo diventati amici per la pelle in Australia, nel 2007, quando venne a soccorrermi con un gelato in una stazione di servizio in mezzo al nulla, mentre vagavo avvilita alla ricerca di soluzioni che non c’erano…

Fabrizio è romano come me quindi, in tutti questi anni, ci siamo visti ogni volta che sono tornata a Roma e con la sua compagna Gianna abbiamo condiviso bei pranzi al “terreno” fuori Roma. Gianna cucina alla grande e lo vizia sfrenatamente e spudoratamente. Quando non “lavorano” corrono a lavorare nell’orto ( perché li da loro non ci si riposa mai, una volta anche io ho dato il mio contributo raccogliendo le olive…), piantano, zappano, innaffiano ecc Gianna dirige i lavori e trasmette a Fabrizio le priorità. La sola libertà che lei concede a lui è di occuparsi in via esclusiva delle sue GIRLS ( le galline ) e lui  mi aggiorna costantemente sulla loro produzione e talvolta pigrizia.

Oggi nevica a Roma e la Capitale diventa magica – oltre che bloccata – . Fabrizio è corso a controllare l’orto, ecco cosa mi scrive…..

di Fabrizio Calia, dalla Capitale:

È un proverbio antico, ma se è arrivato sino a noi vuol dire che ha più di un fondo di verità:” sotto la neve il pane, sotto la pioggia la fame”.
I saggi di tanti secoli fa , in base alla loro esperienza, assicuravano  che quando c’è la neve il grano si moltiplica, quando invece piove il raccolto va male.
Nel mio piccolo, spero davvero di poter avere presto la conferma di questo vecchio adagio popolare.
La nevicata di fine febbraio nei dintorni di Roma ha provocato tanti disagi al traffico di auto e (soprattutto…) treni, ma ha anche rovinato la giornata ai contadini “per gioco” come Gianna ed io.
Il periodo è infatti uno dei più delicati per le colture, si tratti di prodotti dell’ orto come di  alberi da frutto.
Il freddo intenso ha colpito duramente la piantine che da pochi giorni erano state messe a dimora (in particolare insalate e broccoli ) ma la neve ha protetto al meglio i semi che non hanno ancora fatto capolino.
Il manto candido ha isolato alla perfezione il terreno, consentendo ai semi di non accorgersi quasi della perturbazione Buran, arrivata dalla lontana Siberia a toglierci il sonno…
Già, perché anche per agricoltori “non professionisti” c’è sempre il dubbio di non aver fatto abbastanza per garantire un raccolto di quelli da ricordare.
Rimane sempre qualche perplessità, qualche piccolo interrogativo, a cui neanche il leggendario “calendario di Frate Indovino” riesce a fornire risposte .
Anzi, a  volte è proprio il lunario più famoso d’Italia a mandarci sulla strada sbagliata…
La neve ed il freddo, torniamo al dunque, possono rivelarsi ottimi alleati, purchè non si esageri con le dosi.
Per fortuna, dopo la nevicata il sole è uscito quasi subito, permettendo ai cavoli ed alle rape rosse (colture tipicamente invernali e dunque molto resistenti alle intemperie) di recuperare ben presto l’esposizione ai raggi solari .
E’ questa la ”conditio sine qua non” per dare il via alla fotosintesi clorofilliana: in pratica, senza un po’ di sole la pianta sarebbe condannata a vita molto breve .
L’orto è situato in una zona dove il vento non manca quasi mai, ma soprattutto dove le temperature scendono raramente al di sotto dello zero.
In aree meno fortunate, come l’Italia settentrionale, c’è sempre bisogno di ricorrere alle serre ed alle protezioni in materiale plastico .
Gianna ed io abbiamo sempre preferito un approccio molto più “eco-friendly” , in base al nostro obiettivo di dare vita a colture all’antica, in linea con i dettami dei suoi genitori, Anna e  Rubino .
Quindi, al bando non soltanto pesticidi e concimi chimici, ma anche serre e strutture artificiali, figlie dell’agricoltura moderna .
D’altronde l’uomo ha avuto per secoli, anzi millenni, un rapporto privilegiato con Madre Terra e secondo noi non c’è proprio bisogno di fare rivoluzioni epocali nel segno della tecnologia più spinta.
Soltanto così, limitando l’uso di tutto quello che è artefatto, si potrà recuperare il gusto di ciò che si porta in tavola .
L’unico tramite fra la terra e il piatto di portata è il coltello (anch’esso ereditato dai genitori….) con cui Gianna coglie i frutti del suo lavoro .

Più che chilometri zero, si può parlare di metri zero !

Da quel momento in poi –  altro particolare importante – niente va buttato.
La recente legge contro lo spreco alimentare è di fatto già in vigore da anni, nell’orto di Gianna:le foglie, i gambi e le bucce possono avere una seconda vita .
E se qualcosa proprio non si può riutilizzare, beh a quel momento saranno le galline a fare la loro parte…