“Le radici sono importanti, come l’acqua che scorre qui da sempre” Piero Gensini

Le Gualchiere di Remole hanno sette secoli di storia e da trent’anni l’artista e scultore Piero Gensini  è il loro fedele custode, nonché ultimo abitante.
Ci troviamo a Bagno a Ripoli, una manciata di chilometri da Firenze, sulla riva sinistra dell’Arno. Le Gualchiere erano un importante opificio medievale, costruito nella metà del 1300, appartenente alla famiglia degli Albizi fino al 1541, poi di proprietà della Corporazione dell’Arte della Lana (una delle sette Arti Maggiori che compongono le Corporazioni di Arti e Mestieri di Firenze).

I resti del mulino che s’intravedono, lasciano immaginare i tempi in cui la forza motrice dell’acqua era sfruttata per trattare i panni di lana, con la gualcatura e la follatura. Guardando in alto svettano ancora le due torri merlate, intorno al corpo principale della struttura e poi il porticciolo, ormai diroccato.

Nonostante siano un esempio piuttosto unico nel panorama dell’archeologia preindustriare e nonostante per tanti secoli abbiano contribuito al successo dell’industria tessile Fiorentina, le Gualchiere versano in un triste stato di abbandono e rovina. Anche tutti i vari reportage televisivi e i giornalisti che si sono mobilitati, evidentemente, ad oggi, non hanno sortito grande effetto. Sussiste qualche impalcatura per la messa in sicurezza, ma nulla di più, l’impressione è che il complesso resterà, un rudere solitario, così come lo vediamo adesso

Torniamo al nostro custode e unico abitante delle Gualchiere, il Maestro Gensini ha stabilito qui il suo laboratorio, nell’abitato davanti alla struttura, pagando un affitto al Comune.

Ci aspetta sull’uscio, con uno sguardo tra il timido e il serio, ci lascia entrare e ci mostra subito gli strumenti di lavoro: gli scalpelli, la gradina, la bocciarda, e in un attimo ci troviamo incantati, trai suoi bozzetti colorati, i modelli, i disegni con i pastelli, le opere in travertino, in legno, le sculture geometriche – con parti lisce e ruvide – ispirate alla natura, le foto e gli articoli di giornale che raccontano di grandi opere realizzate in Italia e all’estero….

Gli occhi si posano su tutte le sue creazioni, sono talmente tante che ci pervade un certo stupore e un’improvvisa euforia. Sarà forse il profumo inebriante di alcuni legni che utilizza per le sculture, ci spiega che si tratta di: “Olivo, castagno, noce, olmo e anche un legno strano, quello dell’albero delle giuggiole. Le conoscete le giuggiole ? io ne sono goloso! Tutti questi alberi che arrivano a me, portano armonia e rigenerazione, lo sentite anche voi, vero?”.

Effettivamente sentiamo la sua forte energia impregnare tutti gli oggetti circostanti, ma il suo segreto quale sarà?.  Presto detto, glielo chiedo….”Facile!” risponde con un guizzo, come se si aspettasse questa domanda. “ Te lo spiego con  poche parole: testa, cuore e mani. Nella vita ci vuole umiltà, rispetto e molta determinazione, almeno io la vedo così”. Questa frase mi tocca profondamente, sono parole che mi disse anche mio padre una volta.


Dopo qualche ora di fitta conversazione, rimaniamo in un lungo silenzio, non sgradevole, e così mi accorgo dello scrosciare del fiume Arno, del mio respiro che si fa più profondo e lento e di un leggero senso di pace che arriva piano piano.


Capisco d’un tratto che è arrivato il momento di andare e porgo un ultimo quesito, disarmata da quest’uomo buono che ci ha aperto così generosamente il suo laboratorio e il suo cuore : “Questa scultura così complessa, per esempio, ci deve aver messo tantissimo tempo per immaginarla, disegnarla e poi costruirla. Più o meno quanto tempo ci vuole, così in generale, per realizzare un’opera?
“ Veronica” e mi guarda dritto negli occhi e questa volta con un sorriso dolce: “Ma cosa importa il tempo?  Io non lo conto. E cosa vuol dire poi misurare tutto in facile e difficile? L’arte è come l’amore, può essere difficile ma può essere molto semplice.”…

pierogensini.it