Un pochino a nord di Arezzo, in una frazione che si chiama Indicatore, c’è la Chiesa di Santo Spirito che, da circa ventiquattro anni, è il quartier generale dell’artista Andreina Giorgia Carpenito.

Giovane donna, bella e poliedrica, ha creato un progetto artistico molto       ambizioso, accompagnato da una forte finalità di aggregazione sociale e di aiuto – attraverso vari percorsi e laboratori di apprendimento di materie artistiche – anche verso persone diversamente abili, detenuti e chi desidera ritrovare la giusta strada.
Partiamo dal suo mosaico, o meglio da quello che, ad oggi, è il mosaico più grande d’Europa, composto di materiali di scarto e di riuso e da pezzi di mosaici che le sono stati donati da artisti di tutto il mondo. Mi mostra, per esempio, alcuni pezzi avanzati dal mosaico che si trova alla fermata Toledo della metropolitana di Napoli che le ha regalato la sua amica Maria de Cataldo, alcuni grès arrivati dal Giappone, la pasta vitrea dalla Spagna, i sassi di Israele.

Negli ultimi sei anni qui si sono alternati oltre 400 artisti che hanno portato un grande scambio artistico, umano e culturale. Noi offriamo vitto e alloggio e ognuno è responsabile di finire un pezzo, all’interno del mio grande disegno. Nonostante la diversità di materiali, dimmi qual è la prima cosa che noti?” mi chiede. Noto sicuramente che la diversità di materiali e colori non crea disordine o disorientamento, al contrario trovo un’armonia e una bellezza complessa.

Complessa è stata anche la partenza e lo sviluppo del progetto, che non è finito” aggiunge lei: “Ho dovuto affrontare molti problemi strutturali, per esempio l’umidità interna dell’edificio che oggi, per fortuna, è stata eliminata attraverso dei soffitti ad hoc; abbiamo consolidato tutta la pavimentazione. Quest’ultimo intervento, piuttosto macchinoso, è stato eseguito dalle scuole Edili di Metz e delle Ardenne attraverso un progetto scolastico della Comunità Europea. I muri perimetrali sono stati rivestiti di pannelli in fibrocemento per far respirare i muri (su cui sono posti gli altorilievi degli alberi); l’acustica dell’edificio è fratturata dai diversi livelli di altezze, il soffitto centrale alto 15 metri, soffitti laterali che percorrono perimetralmente la chiesa alti 4 metri e le colonne. Per eliminare la dispersione del suono saranno realizzati soffitti in polistirene, ricoperti di altorilievi in materiale fonoassorbente. Il nuovo l’impianto audio sarà posto all’interno delle chiome delle colonne albero. In futuro saranno poste delle opere calate dal soffitto con fili di acciaio che riporteranno il suono verso il basso”.

La facciata della chiesa è dedicata all’Apocalisse, mentre, pesci, fiori e tutta una serie di personaggi – inclusi bambini – che si danno la mano, come in un immenso girotondo dove non si vedono l’inizio né la fine, ci riportano al concetto di un “grande esodo contemporaneo”, io qui non voglio disuguaglianze, siamo tutti tessere di un unico mosaico”. Quando arriviamo all’interno della Chiesa, accanto alle colonne di marmo, mi racconta di tutta una serie di ostacoli che ha dovuto sormontare per arrivare qui oggi, in quello che ha tutta l’aria di essere il work in progress della sua vita.

Ha tagliato lei stessa il marmo per queste colonne che si stanno trasformando in “colonne albero” di mosaico che, come una foresta di colori, insieme a tutti i mosaici e alle vetrate, saranno la foresta che accoglierà chi arriva.

La vetrata davanti a noi, dietro l’abside, ha qualcosa d’incredibile, 80 m² di vetro, è composta dall’unione di 80mq di vetro (vetro comune proveniente da scarti e accoppiato con resina per renderlo anti sfondamento). Al suo centro un grandioso angelo, vestito con una tunica sui toni del rosso e dell’arancione, con grandi ali dorate, “E’ lo Spirito Santo” spiega…“Pensa che il disegno si vede anche di notte, perché ho usato speciali colori opalescenti”.

È già passata mezza giornata, il suo entusiasmo è travolgente e le nostre storie ed esperienze di vita cominciano a intersecarsi, ride e scherza con me e la sua forza si vede e si sente in ogni parola. La sua visione e il suo sogno sono più importanti di tutto, anche e soprattutto delle difficoltà. Quando vado via, mi saluta dicendo, con un gran sospiro che mi fa capire che ora si sente sollevata: “Tu sei come me, siamo due ragazze che giocano seriamente. Io andrò avanti in tutto questo per un bel po’, sicuramente sarà ancora faticoso, ma ho deciso di affidarmi alla provvidenza”.