DE CHIRICO AL CENTRO DEL MONDO

“Dicono che Roma sia il centro del mondo e che Piazza di Spagna sia il centro di Roma, io e mia moglie, quindi si abiterebbe nel centro del centro del mondo, quello che sarebbe il colmo in fatto di centrabilità ed il colmo in fatto di antieccentricità”

Così commenta Giorgio De Chirico circa la sua nuova casa nelle “Memorie della mia vita”. Con la sua seconda moglie Isabella Pakzswer Far si trasferisce a Roma in Piazza di Spagna n.31 nel 1948.

La casa – oggi divenuta una Casa Museo – occupa i tre piani superiori del seicentesco Palazzetto dei Borgognoni. L’artista ha vissuto qui gli ultimi trent’anni della sua vita e sua moglie continuò ad abitarvi fino al 1990, anno della sua scomparsa.

Qui tutto parla e respira la sua arte, impossibile non fermarsi a riflettere sul suo concetto di metafisica, ispirato a Friedrich Nitzsche, di cui sentiva essere il più grande estimatore. Fa sua e si immerge completamente nella “teoria dell’eterno ritorno”. Sembra impossibile rompere con il passato e i suoi soggetti, con i loro corpi stretti in rigidi panneggi, sembrano però abbracciarsi, in uno sforzo enorme per stare vicini. Questi manichini con attitudini dolci tradiscono invece una passione enorme e un fuoco che brucia con fiamme altissime che è imprigionato dentro di loro. Dunque solo apparentemente sembrano “immobili”e “bloccati” dal loro stessi e dal loro secondo cervello, collocato all’altezza dello stomaco.

Nella casa tutto è rimasto come è stato lasciato, la poltrona dove Giorgio guardava la TV è sempre nello stesso punto e osservandola sembra di vederlo ancora lì a guardare la TV senza audio, perché lui amava le immagini e non i suoni. Ogni mattina scendeva al Caffè Greco a prendere il caffè e poi si soffermava nel salotto a bere un “Punt e Mes”. Siamo nel pieno degli anni 70’ e nella Neo Metafisica. Sono di questo periodo “Il Filosofo” 1973 e “Il Meditatore”1971 . Sempre raffigurati chiusi in stanze soffocanti e spazi angusti, ma ora appare una finestra…..aperta.

Ci si imbatte in un suo curioso autoritratto in abiti di scena teatrali. Infatti era solito fare una passeggiata verso Via Nazionale per andare all’Opera di Roma e chiedere in prestito alcuni costumi che indossava lui stesso come in “Autoritratto nel parco” del 1959, oppure che ritraeva nei suoi quadri. L’importante è che fossero di colori variopinti, perché sono questi i colori che amava.

In ogni stanza le sue opere vibrano e emanano una loro energia propria. Persino nella sala da pranzo, dedicata a quelle che sembrerebbero delle “ nature morte” lui ci racconta di “nature silenti”. Mentre, nell’ “Offerta al Sole” del 1968 si celebra la sua solida amicizia con Guillaume Apollinaire.

Il percorso tra queste stanze è un viaggio interiore che vorrei concludere ricordando l’avvenimento più tragico della vita di Giorgio: la morte di suo fratello Alberto Savinio nel 1952. Da quel giorno e fino al giorno della sua propria morte, Giorgio ha portato un cravattino nero. Ogni dualismo raffigurato nei suoi quadri è sempre un’allusione continua e costante al sentimento che scaturisce dal rapporto più importante della sua vita: quello con suo fratello.

Salendo al secondo piano, la prima stanza a destra è quella di sua moglie. La sua grande finestra si affaccia sulla Scalinata di Piazza di Spagna. Isabella è stata la sua musa, la sua manager e colei che gli ha ispirato intense riflessioni filosofiche. Quando De Chirico morì, lei volle che fosse seppellito in una Cappella della Chiesa di San Francesco a Ripa in Trastevere dove Isabella, in seguito, lo raggiunse. Questo è un esempio di come il legame con la città di Roma fosse fortissimo e di come il loro passaggio abbia lasciato un solco indelebile, visibile anche oggi.

 

Casa Museo Giorgio De Chirico

Piazza di Spagna n. 31 00187 Roma – tel. 06.6796546